Cos’è il Sublime? Qual è il significato di sublime in Filosofia? Vediamolo con l’aiuto di Burke, Kant e Schopenhauer.
Il Sublime è un termine che deriva dal latino sublimis, o sublimus, e etimologicamente significa ciò che è a limite (sub-limen).
Ma in filosofia? Qual è il significato filosofico di Sublime?
IL SUBLIME IN EDMUND BURKE
Edmund Burke tratta del concetto di Sublime e della sua natura nel 1757, nel trattato A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful.
In questo trattato Burke per la prima volta confronta il concetto di Sublime con il concetto di Bello e sostiene che il primo è superiore al secondo.
Perché?
Perché il Sublime si riferisce a qualcosa di smisuratamente bello al punto da essere terribile e destare paura, timore. Un delightful horror, scrive Burke.
Il Sublime dunque suscita in noi un sentimento negativo, una reazione al trovarsi di fronte a qualcosa di incommensurabilmente grande.
Ecco che Sublime per Burke ha più che altro a che fare con la forza della Natura perché è ciò che produce la più forte emozione nell’animo umano.
Il concetto di Sublime entra dunque in gioco quando ci si para davanti qualcosa di dimensioni così smisurate e infinitamente grandi rispetto a noi che ci affascina e ci terrorizza allo stesso tempo, ma che non possiamo chiamare bello in quanto non lo giudichiamo sulla base di una contemplazione (come può essere contemplare un quadro), ma sulla base del sentimento che ci provoca.
Il concetto di Sublime in Burke ha infine una stretta connessione con il concetto di morte. Il Sublime ci terrorizza e questo terrore è più forte quanto più è legato alla più grande paura ancestrale dell’uomo, che è la paura della morte. Un vulcano in eruzione, una tempesta di neve o un mare in burrasca ci evocano questo sentimento di paura in quanto ci sentiamo minacciati.
Quanto più il terrore ci prende e ci sovrasta, tanto più avremo il Sublime.
IL SUBLIME IN KANT
Kant tratta del concetto di Sublime nella seconda parte della Critica del Giudizio, dopo aver parlato del giudizio estetico riflettente del Bello.
La definizione che Kant da su Sublime deve molto a Burke, ma va oltre. Kant infatti, pur collegando sempre il Sublime alla dimensione di grandezza, lo collega al concetto di limite.
La grandezza della natura che va al di là di qualsiasi misurazione, provoca in noi prima un senso di smarrimento e paura che ci porta poi a riconoscere la nostra finitezza e limitatezza di esseri razionali, ma questo riconoscimento trasforma il sentimento di paura in coinvolgimento.
L’uomo si riconosce come agente razionale e morale, ma così facendo si rende conto che esiste altro che non può comprendere e esperire se non con la dimensione emotiva.
Kant definisce due aspetti del concetto di Sublime.
- Sublime matematico
- Sublime dinamico
Sublime matematico
Il sublime matematico in Kant ha a che fare con lo smisuratamente grande a livello di misure e proporzioni, rispetto al quale l’animo umano è attratto, impaurito e disorientato. A differenza di Burke tuttavia, questo senso di inquietudine si trasforma in piacere. Non provoca dunque un sentimento negativo, ma positivo: quanto più qualcosa di grande ci provoca inquietudine, tanto più ne siamo attratti e questa attrazione ci porta a formulare il giudizio riflettente estetico di sublime matematico.
Sublime dinamico
Il sublime dinamico ha a che fare con lo smisuratamente grande della forza della natura rispetto alla quale l’uomo prova paura e smarrimento che si traducono poi in attrazione.
Questo smarrimento è dovuto ancora alla natura razionale dell’uomo: la ragione umana è una ragione che categorizza la natura. Ciò che l’uomo percepisce viene categorizzato da forme a priori della mente. È dunque una ragione ordinatrice che davanti alla potenza distruttiva della natura risulta spiazzata.
Da questo disorientamento l’uomo esperisce tutta la sua limitatezza di essere razionale.
IL SUBLIME IN SCHOPENHAUER
Arthur Schopenhauer ci parla del Sublime nella parte dell’opera Il mondo come volontà e rappresentazione in cui scrive dell’arte come una delle vie di liberazione dalla volontà. In breve, l’arte, grazie alla contemplazione delle opere e all’effetto catartico della tragedia, ci permette di annullare temporaneamente il sentimento di dolore che ci provoca la volontà.
Ascoltare un brano musicale ci fa star bene, ci dona piacere, ma è un effetto temporaneo, cessato il quale torna il dolore.
E il Sublime?
Il Sublime in Schopenhauer è un sentimento. È il piacere che si prova osservando un qualcosa di così grande e potente da poterci annientare. A differenza del bello, che è un sentimento di piacere provocato dal contemplare un qualcosa di piacevole (es: un quadro), il Sublime è qualcosa di più.
Il Sublime:
È un tutt’uno con il sentimento del bello e si distingue dal sentimento del bello soltanto per un’aggiunta.
Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione.
Questa aggiunta è il sentimento di ostilità che ci provoca ciò che osserviamo. Un’ostilità che però non ci porta a scappare, ma ci tiene lì a contemplare quel qualcosa. L’osservatore riesce a superare questo sentimento di ostilità e paura per focalizzarsi unicamente sulla natura (Schopenhauer la chiama idea) dell’oggetto contemplato.
Hanno allora origine parecchi gradi del sublime, anzi passaggi dal bello al sublime, a seconda che quest’aggiunta sia forte, netta, pressante, vicina o solamente debole, lontana, appena accennata.
Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione.
Esistono infatti per Schopenhauer 5 diversi gradi di Sublime in base al grado che questa ostilità ci si presenta. Si va dal grado minimo dei timidi raggi di sole in inverno, che illuminano senza scaldare e che ci portano a soffermarci proprio perché ci aspetteremmo un certo calore da questi raggi, al grado massimo della forza dirompente dell natura che ci fanno sentire impotenti e allo stesso tempo eterni. in quanto in grado di comprenderne l’idea, liberi ed estranei ad ogni volere e ad ogni miseria.