Filosofia

Che cos’è la filosofia il parole semplici? Il significato di filosofia deriva dal greco, phileîn+sophia, ovvero amore per il sapere. Ma c’è di più.

Che cos'è la filosofia?
Scuola di Atene – Raffaello

Chiunque si interessi di Filosofia, professore o amatore, deve fare i conti con la domanda Che cos’è la Filosofia?. Una domanda che pare banale, ma non lo è affatto, in quanto una risposta approfondita potrebbe benissimo racchiudere in sé tutta la Storia della Filosofia stessa ed essere un excursus tra le varie definizioni che i filosofi hanno dato.

Il termine filosofia a cui vogliamo dare una definizione non è da confondere con ciò che viene utilizzato spesso nel gergo comune, intendendo per lo più un modo di pensare (la mia filosofia è…), una guida ad agire in un certo modo (prendila con filosofia) o una pratica di vita (filosofia di vita).

La Filosofia è sì questo, ma è anche molto di più. Che cosa, dunque?

ETIMOLOGIA DEL TERMINE FILOSOFIA

Una prima risposta ci viene dall’etimologia. La parola filosofia viene dal greco φιλοσοφία, philosophía, una parola composta da φιλεῖν (phileîn), che significa amare, e σοφία (sophía), ovvero sapienza.

Filosofia significa, etimologicamente, amare il sapereamore per la sapienza. Ciò porta che filosofo sia l’amante del sapere.
Quindi tutti gli studiosi sono filosofi?
Ora non è più così, ma ai tempi dell’Antica Grecia, quando la filosofia è nata, il sapere era unico e non diversificato in varie branche com’è oggi e filosofia e scienze si identificavano. Non esisteva una distinzione tra un fisico o un biologo ed un filosofo. Aristotele, ad esempio, era un naturalista e in quanto tale indagatore della Natura e quindi filosofo, amante del sapere. Anassimandro, convenzionalmente identificato come il primo proto-scienziato della storia, è considerato uno dei primi filosofi.

La filosofia più antica era infatti innanzitutto indagine razionale della Natura e una ricerca della verità e dell’arché, del principio del Cosmo e della Natura tutta.

Ma i filosofi antichi si definivano tali?
Per la verità no, non subito.

QUANDO È NATA LA FILOSOFIA?

Quando viene coniato per la prima volta questo termine è una questione ancora dibattuta, ma si ritiene che il termine filosofo venga utilizzato per la prima volta attorno al V secolo a.C. in contrasto al termine sofista.
Prima di allora infatti il termine filosofo non esisteva (o non era per lo più utilizzato). Chi si occupava del sapere e della ricerca della verità, si considerava un sofista (da σοφιστής, sophistés, ovvero sapienti), o un saggio (σοφός, sophòs).
Dal V secolo in poi, con la nascita della scuola Sofista (Protagora, Gorgia) in contrasto alla scuola Eleatica (Parmenide, Zenone) il termine Sofista iniziò ad essere utilizzato prettamente per identificare gli appartenenti a quella scuola, non visti di buon occhio sia per via del campo d’indagine che si erano scelti (l’Uomo) sia per i metodi utilizzati (insegnavano dietro compenso e sfruttavano la retorica).

La parola filosofia intesa come ricerca del sapere e della verità viene quindi usata, circa da Platone in poi, per identificare tutti i saggi e sapienti che non intendevano essere comparati ai sofisti, interessati non alla verità ma al compenso.
È nelle Storie di Tucidide tuttavia che compare per la prima volta il termine filosofia, nell’elogio di Pericle agli Ateniesi, popolo amante del sapere.

LA FILOSOFIA IN EPOCA MODERNA: L’USO DELLA RAGIONE

La identificazione del filosofo come amante del sapere a 360° e quindi della Filosofia come Scienza tra le scienze perdura fino alla nascita delle scienze moderne e del metodo scientifico, ovvero quando, con la Rivoluzione Scientifica nel XV secolo, Fisica, Biologia, Chimica, Astronomia, Matematica iniziano ad avere vita propria indipendente dalla Filosofia, con un proprio metodo ed un campo di indagine specifico.

Oggi infatti non identifichiamo più un fisico come un filosofo, o un chimico come un filosofo. Possono esserci fisici filosofi o biologi filosofi, ma il filosofo è per lo più una figura a sé.
Perché?
Questione di metodo e di campo d’indagine.
Uno scienziato si serve del metodo scientifico che si basa sì sulla ragione ma accompagnata della ricerca empirica.
Il filosofo invece fa esclusivamente uso della ragione e tramite la ragione cerca di spiegare e dare un senso alla realtà.
La filosofia inoltre si afferma progressivamente con il progredire della Storia come un sapere che va oltre le scienze, ponendosi al di là delle ricerche particolari di un determinato ramo delle scienze.

L’oggetto di indagine filosofica non si identifica con alcun oggetto particolare che è possibile verificare empiricamente e sperimentalmente, ma è la realtà nella sua totalità, è l’essere indagato attraverso la pura ragione e pensiero logico.

FILOSOFIA E EROS E FILOSOFIA COME MERAVIGLIA

Lo scopo è spiegare l’esistente e andare oltre, ricercando ciò che ancora non si conosce. Attraverso il ragionamento si cerca di ampliare la nostra conoscenza per raggiungere ciò che ora ancora non sappiamo.
Ci poniamo domande e ne cerchiamo le risposte.

Platone nel Simposio, attraverso il mito dell’androgino di Aristofane prima e con Socrate poi, definisce l’amore come amore di ciò di cui si avverte la mancanza“.
Amore per il sapere significa quindi sentire la mancanza di ciò che non si conosce e quindi adoperarsi per raggiungerla, afferrarla.
Socrate, il filosofo per eccellenza, si definiva ignorante, colui che non sa, perché solo un ignorante può andare alla ricerca del sapere e colmare le sue lacune.

La filosofia è dunque voglia di conoscenza, un tendere verso il sapere che non si conosce, è curiosità e sete di sapere che parte dal limite ultimo dell’uomo che è la sua finitezza.

Nel Teeteto, Platone scrive inoltre che all’origine del filosofare sta la meraviglia:

È proprio del filosofo questo che tu provi, di esser pieno di meraviglia; né altro cominciamento ha il filosofare che questo.

Platone, Teeteto, 155d

Sulla stessa scia si inserisce anche Aristotele che definisce la filosofia come senso di meraviglia davanti al mondo, provato da chi, riconoscendo di non sapere, vuol liberarsi dall’ignoranza.

Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica.

Aristotele, Metafisica, I, 2, 982b

L’uomo, trovandosi in un mondo che non conosce e non comprende, vuole quindi capire, si pone domande e si adopera per rispondere.
Aristotele fa tuttavia un passo in più, dicendoci che si conosce al solo fine di sapere e non per conseguire una qualche utilità pratica.

La Filosofia è quindi inutile?

L’UTILE INUTILITÀ DELLA FILOSOFIA, OVVERO PERCHÉ FARE FILOSOFIA? QUAL È IL COMPITO DELLA FILOSOFIA?

Se la filosofia non è di alcuna utilità pratica, perché filosofare? Per rispondere, c’è da definire prima cosa si intende per utilità pratica.

Avere utilità pratica significa produrre qualcosa che dia un apporto concreto alla vita di tutti i giorni. Far filosofia non ci permette di curare malattie o di costruire palazzi. Filosofare non ci permette nemmeno di essere capaci a far bollire l’acqua per la pasta. In questo senso la filosofia non ha un’utilità pratica.
Non ha utilità pratica ma ha la bellezza di tutte le cose inutili (Warburton, Il primo libro di filosofia, 1992).
Ha la stessa utilità di leggere un buon libro, di godersi una passeggiata in montagna. Di per sé sono attività che dal punto di vista pratico non hanno alcuna utilità, non producono, non creano nulla, ma ci permettono di prenderci cura di cose senza le quali la nostra vita sarebbe più povera, infelice.

Si è visto come filosofare significa fare ricerca per ampliare la nostra conoscenza e soddisfare la nostra sete di sapere. C’è dunque la bellezza di interrogarsi costantemente sulla realtà, cercare risposte, mantenere la nostra mente attiva, coltivare il nostro pensiero critico.

Tuttavia, ciò è vero solo in parte.

Il principale interesse della filosofia è mettere in questione e comprendere idee assolutamente comuni che tutti noi impieghiamo ogni giorno senza pensarci sopra. Uno storico può chiedere cosa è accaduto in un certo tempo del passato, ma un filosofo chiederà “Che cos’è il tempo?”.
Un matematico può studiare le relazioni tra i numeri, ma un filosofo chiederà “Che cos’è un numero?”. Un fisico chiederà di cosa sono fatti gli atomi o cosa spiega la gravità, ma un filosofo chiederà come possiamo sapere che vi è qualcosa al di fuori delle nostre menti. Uno psicologo può studiare come i bambini imparano un linguaggio, ma un filosofo chiederà “Cosa fa in modo che una parola significhi qualcosa?”. Chiunque può chiedersi se è sbagliato entrare in un cinema senza pagare, ma un filosofo chiederà “Cosa rende un’azione giusta o sbagliata?”.

Thomas Nagel, Una breve introduzione alla Filosofia, 1987

La filosofia ha in se due componenti, una teoretica e una pratica:

  • La filosofia teoretica si occupa degli aspetti più astratti della ricerca, ragionando sulla realtà da un punto di vista più generale. Aspira, attraverso il ragionamento, a raggiungere la verità.
  • La filosofia pratica invece si occupa di qualcosa di più concreto, come l’etica e la morale, come cosa significhi agire in modo giusto o sbagliato. Se, ad esempio, la filosofia teoretica si occupa di definire cosa sia il bene, la filosofia pratica ci guida ad agire nel nome di questo bene, dando regole di comportamento sia individuale sia collettivo e sociale. Tutta la filosofia politica che si occupa di definire cosa sia buon governo è parte della filosofia pratica.

In questo senso dunque, anche la filosofia ha un’utilità estremamente pratica.

DUNQUE, CHE COS’È LA FILOSOFIA?

  • È amore per il sapere;
  • È meraviglia verso il mondo che non conosciamo;
  • È porsi domande su questo mondo;
  • È ricerca, per rispondere a queste domande, tramite ragione;
  • È argomentazione;
  • È dialogo.
  • È pratica di vita.

5 commenti su “Filosofia

  1. Nel mondo interiore si entra solo se si lascia uno spazio…aperto… un pieno e un vuoto, un dentro e fuori che stimola il senso…quel che vivrà…
    è il certo e l’incerto che coinvolge i cinque sensi. Sentimenti e passioni il connubio per la felicità

  2. la filosofia , è la conoscenza dalle parti un relazione. Tutto è relativo, perche è condizionato, la condizione è una decisione che modifica. a quali condizione si determinano le leggi

  3. La legge è un limite, stabilito da condizioni. La condizione è una decisione che modifica. In base alla teoria del Big bang, l’Universo è un composto metafisico, quadrimensionale infinito, e l ‘Essere Umano è una forma stabile con capacità creative, obbligato dal bisogno. Il caso, la necessità la volontà. Il caso è una probabilità possibile, la necessità è un bisogno, la volontà è una decisione. A quali condizioni ( Filosofia ) si determinano le leggi naturali, e a quali condizioni si stabiliscono le leggi parlamentari

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