La Roboetica è l’etica applicata alla robotica e non, come si può pensare, l’etica dei robot. E ne sentiremo parlare sempre più spesso.
Come si devono comportare i futuri programmatori di robot? Come ci rapporteremo con altri esseri non-umani da noi creati, a noi così somiglianti? Quali prospettive ci riserva il futuro della robotica e come non farci trovare preparati?
Queste sono solo alcune delle domande a cui la Roboetica vuol rispondere, domande che si fanno sempre più attuali man mano che il progresso tecnologico porta lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ad un livello superiore.
Qualche decennio fa, creare dal nulla un androide in grado di comunicare con noi era considerato solo fantascienza, ma ora è realtà.
Basti pensare semplicemente a Sophia, l’androide sociale sviluppato dalla Hanson Robotics Limited di Hong Kong, attivata il 19 aprile 2015, forse l’esemplare attualmente più evoluto: capace di riprodurre 62 espressioni umane e di mantenere attiva una conversazione.
Affascinante, non trovi?
Il senso di ammirazione (o anche totale disgusto, se non paura) che questo prodotto tecnologico è in grado di suscitare, ci può far comprendere quanto sia importante indagare sul rapporto che noi esseri umani in carne ed ossa abbiamo e potremmo avere in futuro con robot in silicone e carbonio.
ISAAC ASIMOV: LA NASCITA DELLA ROBOETICA QUANDO ANCORA ERA “ETICA DEI ROBOT”
Tutti conoscono le leggi fondamentali della robotica di Isaac Asimov: tutti i robot, negli scritti di Asimov, sono programmati per rispettarle.
1. Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contrastino con la Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e/o la Seconda Legge.
Legge 0: Un robot non può danneggiare l’Umanità, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, l’Umanità riceva danno.
Asimov prima di chiunque altro aveva intuito che la nascita dei robot avrebbe reso necessario dotarsi di regole che permettano la convivenza tra umani e androidi. Queste tre (quattro) leggi da lui ideate sono però solo semplici regole pratiche che tutti i robot sono costretti rispettare in quanto programmati per farlo (salvo deviazioni della norma che costituiscono il leitmotiv dei racconti di Asimov).
L’oggetto della Roboetica in questo caso è il robot e non l’essere umano né tantomeno la relazione che intercorre tra i due.

ROBOETICA: UN’ALTRA ETICA PER GLI UMANI
Con la Roboetica si va oltre: l’oggetto di interesse non è più il semplice comportamento robot, ma il rapporto che l’uomo ha con esso.
Allo stato attuale della robotica, gli androidi creati sono ancora semplici strumenti. Non sono esseri coscienti, non hanno consapevolezza, autocoscienza, non sono in grado di prendere decisioni e quindi non possono avere un senso morale. È inutile quindi, per ora, addentrarsi nello studio del comportamento di questi robot primordiali, tanto quanto sarebbe inutile farlo per il nostro smartphone. Robot autocoscienti fanno ancora parte dell’universo fantascientifico. È molto più utile invece sondare il terreno riguardo al come noi esseri umani vivremo questa era dei robot, quali conseguenze avrà per noi, quali nuove abitudini creerà e di quali invece decreterà la fine.
Il progresso tecnologico nel campo della robotica ci pone così di fronte ad alcune questioni a cui la roboetica tenta di rispondere. Questioni nuove perché nuovi sono gli oggetti di discussione, nuove sono le situazioni in cui ci potremmo trovare, tra 10 o 20 anni. Ed è meglio non farsi trovare impreparati.
Ad esempio:
- È eticamente giusto realizzare robot sempre più simili all’uomo?
- È forse meglio evitare qualsiasi antropomorfismo per non creare una sorta di empatia verso di loro?
- È eticamente corretto, negli studi sull’intelligenza artificiale e nel caso sia possibile, spingerci fino a creare vere e proprie coscienze così come lo sono quelle umane?
- Come reagire nei confronti di un ipotetica relazione sentimentale e sessuale tra uomo e robot?
- Dopo aver creato robot in grado di avere coscienza di sé, di provare piacere e dolore, sarà ancora eticamente corretto sfruttarli? Sarà ancora corretto oggetti di nostra proprietà?
- Se un futuro robot cosciente dovesse recare danno ad un essere umano, di chi sarà la colpa? Del robot o di chi l’ha creato?
- Come affrontare il problema della disoccupazione quando la maggior parte del lavoro sarà svolta dai robot?
- Cosa dire della possibilità di creare organi umani in laboratorio e impiantarli in un corpo artificiale?
Queste possono apparire questioni lontane dalla realtà, ma così non è e più passa il tempo, più diventano attuali.
I ROBOT SONO UN FUTURO CERTO
Nei prossimi anni vivremo a stretto contatto con robot, umanoidi o meno. Ciò che ora ci può sembrare semplice fantascienza, tra non molto sarà la norma, così come ora siamo abituati ad utilizzare smartphone intelligenti, automobili sofisticate.
Ci troveremo in una società composta da esseri umani e robot di differenti tipologie in base alle loro funzioni: sociali, produttive, di intrattenimento, sessuali. Non sapremo ancora che forma avranno, né cosa saranno in grado effettivamente di fare, ma ci saranno e faranno parte delle nostre vite.
Come questa società sarà strutturata dipenderà però dalle risposte che daremo a queste domande. Per questo una roboetica è quanto mai necessaria ora che siamo ancora agli inizi di un’epoca.